Il fatto. Pochissimi anni fa, per la precisione era l'anno a cavallo tra il 2013 e il 2014, in un paese della nostra penisola, che non andremo a sottolineare perchè non ci interessa il posto, ma gli avvenimenti, una coppia omosessuale, veniva letteralmente perseguitata da un loro vicino di casa all'interno di un condominio di cinque piani.
Mentre un unico soggetto e la figlia, all'epoca ancora minorenne, manifestavano palesemente e con un odio crescente la loro avversione per la relazione amorosa dei due neo-condomini, il resto del condominio'¦.indovinate un poco? Taceva.
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Nello specifico di questa vicenda le continue intimidazioni, le umiliazioni e i gesti lesivi nei confronti della coppia si sono concluse con la fuga della coppia dallo stabile, con la denuncia e successiva condanna del condomino e della figlia in materia di atti persecutori, e con la fine della relazione tra i due giovani messa a dura prova da tutta la vicenda, provocando nei due conseguenze psicofisiche non da poco, la vendita immediata e con svalutazione di un immobile acquistato a 150 mila euro da ristrutturare e rivenduto a 120 mila euro ristrutturato, il timore per la propria incolumita' e per l'incolumita' della persona amata, la conseguente emersione di un disturbo depressivo, la modifica definitiva della propria condotta di vita.
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Nella sentenza di condanna al condomino stalker il giudice, nella premessa, specifica la necessita' di distinguere le condotte palesi dell'imputato dal clima di ostilita' dello stabile perchè ovviamente nell'orientamento italiano non esiste il reato condominiale, o il reato di odio collettivo, ovviamente perchè andavano delimitate, definite e differenziate le azioni dalle intenzioni e ovviamente perchè la diffusione di responsabilita' che possiamo serenamente definire omerta' , non e' un reato di complicita' in relazione ad alcuni articoli del codice penale, perchè essere a conoscenza e tacere, come abbiamo evidenziato altrove ci rende complici solo da un punto di vista psichico o morale non da un punto di vista penale.
Ma ai fini delle nostre riflessioni: il resto del condominio cosa faceva? Taceva!!!Un altro aspetto che emerge e' che dal momento del trasferimento della coppia nello stabile l'ostilita' non era accesa nè violenta ma si manifestava solo una morbosa curiosita' nei confronti di questi ragazzi, una sorta di intuizione sussurrata ma di cui probabilmente non si voleva avere consapevolezza proprio perchè le ostilita' sono iniziate quando i due sono stati visti mano nella mano scambiarsi un bacio sulla guancia!
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Un bacio sulla guancia! Questo il primo affronto che ha dato vita al tutto perchè il problema non era che i due fossero omosessuali quanto il fatto che lo palesassero.
E su queste premesse ci viene in aiuto la mia personale passione per i proverbi. Quelle frasi della saggezza popolare, quando il popolo e' saggio, che in poche parole definiscono un mondo di esperienze, e nel condominio, in materia di omofobia e atti persecutori conseguenti, il tacere degli altri condomini, si puo' serenamente definire complicita' perchè'¦ chi tace acconsente.
Nel caso di questa specifica vicenda, infatti, le azioni sono ascrivibili ad un individuo singolo ma di fatto sono espressione di un clima che si puo' definire gruppale, non solo in termini condominiali ma anche in termini societari.
Se ci rifacciamo alle teorie psicologiche dei gruppi questo specifico caso di omerta' e' ben diverso dall'omerta' che abbiamo precedentemente visto in relazione alle percosse e agli abusi familiari, mentre nel caso in cui in condominio si abbia percezione di un uomo che usa violenza su una donna, per lo piu' puo' farci tacere un vissuto negativo nei confronti dell'uomo violento, il timore che palesando il disaccordo con la condotta in qualche modo l'uomo violento possa rivolgere la violenza a noi, e non secondario anche il fatto che fattivamente le condotte persecutorie e lesive avvengono in uno spazio 'privato' e non in spazi condominiali come nel caso portato all'attenzione dove gli atti persecutori si traducevano anche in deturpazione delle aree condominiali.
Diciamo che in tal caso l'omerta' e' complice perchè nessuno agisce per salvare qualcuno che magari dentro di noi desideriamo si salvi, mentre in caso di persecuzioni condominiali di matrice omofoba e/o razziale, l'attivazione psichica potrebbe essere diversa: il non agire, il tacere, il volgere lo sguardo altrove potrebbe significare semplicemente che l'individuo che agisce la violenza si fa portavoce di istanze di espulsione e avversita' che tutti hanno ma che non agiscono mentre il persecutore ha la personalita' adatta ad assumere il ruolo di portare all'azione i pensieri di ostilita' di un gruppo intero. In questi casi specifici il popolo e' tutt'altro che saggio!
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Della vicenda proposta quello che colpisce insieme al silenzio che accoglieva le condotte criminali del condomino, e' un particolare che appare banale, ma non lo e'.L'amministratore dello stabile in corso di questi avvenimenti, abbandonava la direzione dello stabile.
Non ci sono notizie del motivo, magari l'amministratore aveva motivazioni contingenti altre, magari di natura personale, non e' dato saperlo dal materiale disponibile, ma in termini di azioni pratiche mi sorge spontanea la domanda relativa a cosa potrebbe o puo' fare un amministratore in casi del genere, come potrebbe affrontare questioni di questo genere che non sono di natura tecnica ma di natura squisitamente relazionale?.
Come siano o non siano andati i fatti in questione probabilmente lo sanno con certezza solo ed esclusivamente le persone coinvolte, il punto che ci puo' interessare e': cosa faremmo noi se vicino alla nostra abitazione venisse a vivere un coppia omosessuale?
Nel caso piu' roseo probabilmente ci sarebbe qualche naso che si torce e la necessita' di 'abituarsi' all'idea. Nei casi peggiori, se non arriviamo agli atti persecutori, abbiamo magari proprietari di casa che non affittano le proprie sacre dimore a persone omosessuali, ben inteso, non a ladri o spacciatori, i proprietari di casa non chiedono il casellario giudiziario, ma si preoccupano di non ospitare nelle proprie dimore persone omosessuali!
Questo perchè l'omofobia che si manifesta in condominio e' diretta figlia della cultura omofoba di cui siamo parte, tutti, omosessuali compresi che educati con contenuti eterosessisti fin dalla prima infanzia interiorizzano la colpa di essere cio' che sono, ed un esempio di cio' e' l'idea di creare una co-housing per anziani LGBT che e' stata vista come una idea ottima dalla stessa comunita' LGBT come se al contrario non fosse una ghettizzazione!
Le teorie sull'omofobia si sprecano eppure siamo ben lontani dal capire di preciso di cosa si tratti perchè probabilmente l'andare a fondo della questione metterebbe tutti noi in contatto con una parte di noi estremamente angosciante, perchè l'omofobia da definizione e' la paura delle persone omosessuali ovvero delle persone che amano una persona simile (sessualmente) a loro, ma in realta' l'omofobia e' la paura di qualcuno simile a noi che fa qualcosa di molto diverso da noi e da cio' che ci hanno insegnato essere 'normale'.
Ecco perchè non ci interessa dove gli avvenimenti presi in considerazione siano avvenuti perchè allo stato attuale questi eventi potrebbero tranquillamente avvenire sul nostro pianerottolo e probabilmente anche noi gireremmo la testa altrove.
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