Extracomunitari assassini, stupratori, manifestanti nei casi pia'¹ rosei. Extracomunitari annegati, imbarcati, salvati, denunciati.
In questo periodo basta aprire Facebook in qualsiasi momento, scorrere per qualche secondo la Home e ci si imbatte nell'ennesima notizia che ha come protagonista l'extracomunitario.
E se l'extracomunitario dell'immaginario comune, proprio lui, con la sua faccia nera e il pregiudizio stampato su una scritta sbiadita della sua felpa usurata e raggrinzita … diventasse il nostro vicino di casa?
Cosa faremmo se il nostro vicino, nigeriano, cucinasse cibi di un odore insistente, al quale le nostre papille olfattive non sono abituate? Come reagiremmo a sentire pronunciare “Allah akbar” seguito da altri suoni a noi incomprensibili, cinque volte al giorno proprio dall'altro lato del pianerottolo?
Il tema della convivenza culturale in un condominio e' stato il motivo di molte azioni protese all'abbattimento di questo problema. Come? Ad esempio istituendo un vademecum per la convivenza in condominio, iniziativa dall'Assessorato Coesione e Sicurezza sociale del Comune di Reggio Emilia ed il regolamento condominiale multietnico proposto da Confedilizia, che promuove la traduzione del regolamento per gli stranieri.
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Andando pia'¹ in profondita' nella psicologia sottesa a questo tipo di convivenza, facciamo un'analisi lampo della situazione citata, quella del condominio all'interno del quale vi sono persone di etnie diverse.
Nella maggior parte dei condominii ci sono delle liti tra condo'mini.
Le liti sono un indice di conflitto ed il conflitto a sua volta e' un indice di un gruppo non coeso.
Nel momento in cui un membro esterno, come un extracomunitario per altro oggetto di pregiudizio, entra a far parte di un contesto condominiale conflittuale assistiamo ad una sorta di schieramento: tutti i condo'mini prima in conflitto sembrano essere d'accordo su un obiettivo comune, puntare il dito contro il nuovo membro.
Ed ecco che vicini di casa che prima non si conoscevano in viso, si ritrovano sul pianerottolo a scambiarsi con circospezione, a bassa voce opinioni e giudizi sull'ultima malefatta del nuovo, cosmopolita, colorato, condo'mino.
Perchè accade questo? Ha a che fare, secondo gli studi di Merton, con l'identita' sociale. Le persone cercano la loro identita' sociale nell'appartenenza, anche ideale, ad un gruppo con cui condivide i valori, le caratteristiche ed i tratti.
Riconosce quindi i membri del gruppo come “vicini” (in-group) ed associa a questo gruppo caratteristiche positive.
Tutte le persone che sono diverse, distanti nei principi, opposte nei valori vengono racchiuse in un altro gruppo, un insieme di “estranei”( out-group) al quale vengono associate caratteristiche negative e che viene allontanato in misura direttamente proporzionale a quanto e' diverso nei valori e nei tratti.
Molto spesso, un gruppo non coeso diventa ‘'in-group” in presenza di un “out-group” contro il quale unirsi ed appianare le divergenze per “combattere il nemico comune”.
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Domanda: Potremmo pensare che il gruppo “condominio”, per antonomasia un gruppo conflittuale, trovi il suo motivo di coesione nel momento in cui una persona di colore, magari un medico afroamericano con dottorato in biologia molecolare, dedito alla famiglia ed ottimo contribuente italiano, metta piede in condominio?
Potremmo pensare che, proprio grazie a questo nuovo elemento, un condominio patologicamente, perpetuamente in conflitto, trovi la sua pace interna nel “combattere l'estraneo”?
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In questo caso, come negli altri in cui proviamo a capire come funziona la psicologia applicata al condominio, possiamo solo lasciare interrogativi aperti e concludere con una riflessione.
E se quel personaggio con la pelle nera ed il maglione raggrinzito, venisse sorpreso a tenere il portone aperto all'anziana che sta varcando il portone, a gettare il sacco dell'umido nel giorno dell'umido dopo le 20.00, a scendere dall'auto per assicurarsi di aver parcheggiato nelle strisce che delineano il suo posto auto, se presenziasse alle riunioni di condominio sorridente, proponendo con gentilezza delle soluzioni, se si rivolgesse in modo educato, se salutasse sempre e vedendoci correre verso l'ascensore con le borse della spesa tenesse aperte le porte per noi….. il nostro pregiudizio cambierebbe?
Rispondere ad un'intervista puo' essere il primo passo per cambiare le cose che oggi non ci piacciono. E magari domani vivere tutti “+Vicini”. Partecipa alla ricerca qui a' www.garantecondominio.it/intervista
Link al videopromo del progetto https://youtu.be/iMIyxIYJetk