In questo marasma di doveri e compiti, carte e bollette, scadenze e file da compilare pare difficile immaginare l'amministratore di condominio come una''persona'' alla quale sia concesso di tornare a casa e non sorprendersi che il suo figliolo di 5 anni si sia intanto fidanzato e laureato, dall'ultima volta che lo ha visto.
Ma come vive l'amministratore tutto questo? Come sta? Nel precedente articolo abbiamo trattato il Burn Out dell'amministratore di condominio.
La redazione di Condominioweb, visto l'interesse suscitato, mi chiesto di trattare adesso l'argomento
La redazione di Condominioweb, visto l'interesse suscitato, mi chiesto di trattare adesso l'argomento dell'autostima dell'amministratore e data la vastita' dell'argomento cerchero' di evidenziare i parametri pia'¹ digeribili.
L'autostima non e' un processo semplice. Ha delle radici nel profondo della nostra esistenza e si alimenta con cio' che noi viviamo ogni giorno. Trattare l'argomento dell'autostima implicherebbe davvero lo scrivere un trattato e non e' la sede questa per un tale approfondimento.
Una persona, indipendentemente dal suo lavoro o dal tessuto sociale in cui si muove, ha una cifra di autostima che puo' essere tendente al positivo o al negativo. Su questa base poi si innestano i vissuti di ogni giorno.
Riferendoci ad un concetto base ( Berti, Bombi 2005) l'autostima e' inversamente proporzionale alla distanza che noi avvertiamo tra cio' che pensiamo di essere e l'ideale che vorremmo raggiungere.
=> E se il condominio diventasse 'pazzo'? Verso la formazione psicologica dell'amministratore.
Ad esempio, l'amministratore che vorrebbe avere successo con tutti i condo'mini coi quali interagisce e nei rapporti coi colleghi ha un ideale alto, che lo vede vincente sul piano relazionale e professionale.
Nella vita reale pero' si scontra con una serie di conflitti e di attriti: il condo'mino che non riconosce la bonta' del suo operato, il collega che si comporta scorrettamente in una gara, l'associazione che non gli da udienza… insomma, i problemi che tutti affrontiamo ogni giorno.
Tornando a casa, magari anche in tarda serata dopo una giornata di lavoro estenuante, l'amministratore di condominio opera una valutazione implicita : quanto sono vicino al mio ideale? Quanto mi sono avvicinato al professionista riconosciuto che vorrei essere? E qui le dolenti note ( anche perchè solitamente la domanda successiva che l'amministratore si porrebbe, preso dallo sconforto, e' : ‘'…ma chi me lo fa fare?'')
A questo punto c'e' da fare una considerazione: pia'¹ e' alto e inverosimile e fantastico e supereroico e' il mio Sè ideale, la mia ambizione, tanto pia'¹ sono portato a scontrarmi con dei dati di realta' , tanto pia'¹ distante dall'ideale quanto pia'¹ eleviamo la nostra ambizione all'impossibile.
Qualcuno potrebbe dire: perchè considerare un'ambizione impossibile?
Anticipo la risposta: non che l'ambizione sia impossibile da realizzare! L'ambizione e' motore di miglioramento.
Piuttosto sarebbe bene riflettere su una cosa semplicissima, nella vita dell'amministratore di condominio: esiste una parte di successo data dall'impegno dell'amministratore di condomonio, dal suo incessante lavoro, dalla sua competenza e dalla formazione, dalla sua attenzione alla comunicazione, alla presenza e alla relazione… e c'e' una parte del suo insuccesso che non e' assolutamente dipendente da lui e che risiede nella capacita' dell'altro di ‘'farsene qualcosa'' di tutto il buono che l'amministratore puo' metterci.
E' inutile che l'amministratore demonizzi il condo'mino o che il condo'mino punti il dito sull'amministratore. Il problema si rintraccia nella relazione e la relazione prevede sempre una o pia'¹ parti che hanno la responsabilita' del rapporto.
Oltre alla distanza tra il Sè reale ed il Sè ideale , ci sono altri elementi grazie ai quali una persona valuta se stessa.
Ogni professionista valuta se stesso in base a quanto sente di ‘'fare bene'', a quanto impegno mette nelle cose e a quanto si senta soddisfatto di sè stesso per il proprio operato.
Diciamo quindi che un amministratore realista ed obiettivo, valuta certamente il giudizio degli altri, si sa comparare ai membri della sua categoria al fine di migliorare ed usa come metro di valutazione dei suoi progressi non solo cio' che gli altri pensano ma anche, se non soprattutto, cio' che egli vede di se stesso.
Esistono pero' degli inganni a cui possiamo andare incontro nella valutazione di noi stessi: si chiamano distorsioni cognitive. Sono molto pericolose perchè potrebbero farci sentire responsabili di un insuccesso quando di fatto non lo siamo.
Ad esempio: se
Diciamo quindi che un amministratore realista ed obiettivo, valuta certamente il giudizio degli altri, si sa comparare ai membri della sua categoria al fine di migliorare ed usa come metro di valutazione dei suoi progressi non solo cio' che gli altri pensano ma anche, se non soprattutto, cio' che egli vede di se stesso.
Esi
Esistono pero' degli inganni a cui possiamo andare incontro nella valutazione di noi stessi: si chiamano distorsioni cognitive. Sono molto pericolose perchè potrebbero farci sentire responsabili di un insuccesso quando di fatto non lo siamo.
Ad esempio: se io vado in assemblea pronto, carico, cosciente di avere il pieno controllo di cio' che succedera' , se vado convinto di riuscire a ‘'sconfiggere'' i malsani pensieri che i condo'mini hanno su di me, probabilmente usciro' da quell'assemblea devastato, non tanto perchè i condo'mini non hanno cambiato il loro marmoreo atteggiamento ostile e litigioso quando piuttosto perchè mi sono dato la responsabilita' assoluta di cio' che accade in assemblea. Meriti auspicati e, in questo caso, demeriti per intenti non riusciti.
La virta'¹, come l'amministratore in questo caso, sta nel mezzo. Nell' essere obiettivi e clementi anche con sè stessi. Capire veramente dove sia il problema e lavorare su quello.
Senza addossarsi responsabilita' , in positivo o in negativo, senza assumersi l'onere improbabile di essere i soli fautori del destino della relazione con il condo'mino, senza esporsi a delusioni e frustrazioni.
Proviamo ad immaginare di andare in assemblea senza pretendere di risolvere tutto, per forza.
Proviamo ad immaginare di riuscire a capire esattamente, attraverso attenzione ed ascolto, come ci si possa muovere nella relazione affinche' tutti si sentano capiti.
Immaginiamo la bellezza di un buon rapporto con i nostri clienti, ad armi pari o meglio ancora, senza alcuna arma ma con sano spirito di collaborazione ed umilta' .
Immaginiamo anche che magari, perseverando con un atteggiamento pacifico, prima nei confronti di noi stessi e poi degli altri, qualche testa dura (molto dura nella maggior parte dei casi!) possa ammorbidirsi prima o poi e capire che stando +Vicini si arriva pia'¹ lontano, in meno tempo e con maggiore piacere.
Non e' forse uno scenario meno tensivo e pia'¹ rilassante?