Puntuale come un orologio svizzero, la proposta di istituire l'obbligatorieta' del Fascicolo di Fabbricato si riaffaccia ciclicamente, sopratutto sull'onda emotiva degli eventi sismici.
Pia'¹ volte alcune regioni hanno tentato di istituire questo obbligo con propri provvedimenti, i quali sono stati tutti puntualmente impugnati per valutarne l'incostituzionalita' dai rispettivi Governi in carica.
Nessuna di queste impugnative e' andata fino in fondo in quanto le Regioni, prima del pronunciamento stesso, avevano provveduto a ritirare e abrogare le proprie norme sul Fascicolo di Fabbricato, ad esempio si citano i dispositivi della Corte Costituzionale in riferimento al Lazio (ord. 202/2010, Campania (sent. 312/2010), e Puglia (Ord. 73/2015).
Il Governo, in particolare la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha impugnato per l'incostituzionalita' dell'istituzione obbligatoria del Fascicolo di Fabbricato motivando con due principali profili:
1. conflitto attribuzione competenza esclusiva allo Stato in materia di protezione civile e incolumita' delle persone nella quale rientrerebbe il Fascicolo di Fabbricato; un esempio concreto riguarda quanto pia'¹ volte sentenziato dalla Consulta su normativa e procedure antisismiche emanate dalle Regioni.
In sostanza, secondo il Governo le Regioni non possono legiferare andando a ledere i principi imposti dalla normativa statale se attinente alla sfera di protezione civile e incolumita' ; ad esempio pia'¹ volte sono state dichiarate incostituzionali alcune procedure regionali di semplificazione per il deposito di progetti strutturali, vedi sentenze di Corte Costituzionale n. 272 del 16 dicembre 2016 per la Liguria, oppure sentenze n. 300 e n. 101 del 2013 n. 201 del 2012, n. 254 del 2010, n. 248 del 2009, n. 182 del 2006).
2. le norme regionali istitutive il Fascicolo di Fabbricato, laddove impongono ai privati oneri non necessari e comunque sproporzionati ed eccessivamente gravosi (che comportano anche a carico dei proprietari di pia'¹ modeste condizioni economiche la necessita' di ricorrere a una pluralita' di professionisti) - si pongono altresa'¬ in contrasto con l'art. 3 Cost., sotto il profilo delle disparita' di trattamento e del principio di ragionevolezza, e con l'art. 42, secondo comma, Cost., in quanto impongono limiti alla proprieta' privata, che non appaiono necessari ad assicurarne la funzione sociale.
In diverse occasioni la Consulta non si e' espressa nel merito specifico su questo argomento perchè il Governo non aveva sufficientemente argomentato il dubbio di legittimita' costituzionale, vedi ad esempio la sent. C.C. n. 312/2010, e percio' nei dispositivi della Consulta si evince la censura contro il Governo per eccessiva genericita' dell'impugnativa.
Inoltre, si ripete che tutte le passate leggi regionali istitutive l'obbligo del Fascicolo sono state abrogate dalle stesse regioni nel giro di poco tempo, per cui tutte le pronunce di costituzionalita' sono state ritirate, per cui la Consulta non si e' potuta esprimere in maniera esaustiva .
Sicuramente, da professionista, non c'e' obbiettare che tale obbligo costituisca un vero aggravio per i proprietari immobiliari, imponendo necessita' di incaricare una pluralita' di professionisti aventi specifiche competenze, in particolare gli ingegneri specialisti sulla materia del calcolo strutturale, e cio' comporterebbe un oggettivo costi per le relative parcelle, salvo che il mercato professionale non prenda da subito una 'stortura' low cost come spesso avviene per gli Attestati di Prestazione Energetica.
Con la differenza che, per il Fascicolo del Fabbricato, le conseguenze sarebbero assai pia'¹ gravi e rilevanti.
Altrettanto vero e' che il patrimonio edilizio esistente, in buona parte situato in aree a rischio sismico, idrogeologico e vincolato, merita di ricevere un tagliando come le auto.
Mi domando piuttosto se la popolazione italiana, una volta ricevuto il c.d. Fascicolo contenente pure il quadro di vulnerabilita' e le opere necessarie per adeguamento, sia propensa a svolgere tali interventi costosi.
Il problema e' proprio l'adeguamento: intervenire su un patrimonio esistente, realizzato in maniera assai densa e con tipologie multipiano, e' assai difficile sopratutto per questioni strutturali, fondazione e geotecnica (ci pensate ad intervenire in contesti urbani come Genova o Napoli?).
Altro discorso merita l'attuale quadro normativo edilizio,degli strumenti urbanistici comunali e dei vincoli: demolire e ricostruire anche in maniera anche pressochè fedele, sopratutto un vasto patrimonio edilizio anteriore al 1967, e' un utopia.
Attualmente sono vigenti una vastita' di vincoli, gradi di tutela e difficolta' di natura civilistica per poter intervenire su di essi.
Tra l'altro si legge da alcuni organi di stampa che la proposta di istituire il Fascicolo di Fabbricato obbligatorio si e' arenata tra i meandri parlamentari, in quanto nella seduta dello scorso 23 febbraio l'XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati ha cancellato la proposta approvando un emendamento che cancella la proposta gia' approvata in Senato lo scorso 3 novembre 2016, col quale il Governo sarebbe stato delegato a legiferare l'istituzione del Fascicolo
Pertanto, temo che il Fascicolo di Fabbricato obbligatorio dovra' aspettare; quello che vedo fattibile invece e' la sua graduale istituzione, introducendolo su base volontaria con elevate agevolazioni fiscali.
Tuttavia occorre che sopratutto il 'popolo condominiale' diventi consapevole che buona parte dei fabbricati storici e quelli costruiti oltre cinquant'anni fa in cemento armato, ha superato da un pezzo il cosiddetto 'ciclo vita edilizio', pertanto pronto per il suo pensionamento e sostituzione urbanistica con un nuovo e migliore organismo.
Da qui trae inizio l'esigenza della tanto acclamata 'rigenerazione urbana'.
Carlo Pagliai Ingegnere edile e Urbanista
Urban Planning, building and real estate consultant
Blogger, YouTuber and digital communicator
www.studiotecnicopagliai.it