Apprendiamo, con non poco stupore, che il Governo avrebbe deciso di fare marcia indietro rispetto al tema dell'equo compenso, da riconoscere alle categorie di professionisti non ordinistiche.
Alcuni dispacci di agenzia riferiscono che quanto riportato nell' 'emendamento Sacconi', ovverosia che anche un professionista come un amministratore di condominio - ad esempio - ha diritto di vedere tutelata la propria dignita' e personalita' negoziando il relativo compenso alla pari con i soggetti a cui presta il servizio richiesto, non sarebbe ritenuto degno di approvazione perchè tanto potrebbe incidere negativamente sugli assetti del mercato commerciale (per come liberalizzato!).
=> Una nuova opportunita' per le Associazioni di categoria e le relative Confederazioni.
Precisamente, da quanto si apprende dai lanci di agenzia, 'il Ministero della Giustizia e il dipartimento Politiche Ue hanno inviato due documenti alla commissione Lavoro al Senato in cui sostanzialmente bocciano la proposta. Secondo l'Esecutivo, infatti, si ritiene che il ddl punti alla reintroduzione delle tariffe minime, fattispecie contraria alle norme comunitarie. Per questo il dipartimento Politiche Ue 'esprime un giudizio non positivo' sul provvedimento. Per i proponenti 'l'equo compenso sarebbe finalizzato proprio a garantire il libero mercato e la qualita' delle prestazioni', cioe' 'lo stesso motivo imperativo generale invocato a suo tempo per poter mantenere nell'ordinamento le tariffe poi abrogato con il decreto Liberalizzazioni', si legge nel documento. Inoltre, il dipartimento guidato da Sandro Gozi evidenzia che 'i professionisti non appartenenti a Ordini o Collegi hanno affermato che le tariffe minime potrebbero costituire ingiustificate rendite di posizione per i professionisti gia' presenti sul mercato rispetto ai giovani professionisti che potrebbero offrire anche da un punto di vista tecnologico/digitale un servizio di qualita' comparabile a costi pia'¹ bassi'.
Non e' inutile riferire il nostro disappunto!
L'idea della riconducibilita' all'equo compenso di qualsivoglia remunerazione professionale nasce dall'esigenza di rivisitare le storture di un mercato squilibrato, a danno della stessa Economia nazionale.
Prestazioni professionali sottopagate rispetto al relativo valore 'simbolico' finiscono, infatti, per danneggiare l'output prodotto, rendendolo schiavo del presupposto pia'¹ banale, ovverosia del risparmio a tutti i costi, oltremodo a danno degli stessi utenti.
Non regolamentare l'esercizio di professioni strategiche, come, per l'appunto, quella dell'amministratore del condominio degli edifici, dal punto di vista economico,e' poco lungimirante e mal si concilia con il clima di profondo rinnovamento tecnico-normativo che stiamo vivendo per il settore.
Gli amministratori immobiliari sono divenuti - probabilmente, consentiteci la battuta, senza esserne del tutto consapevoli - la longa manus del Fisco al fine di valorizzare il patrimonio edilizio esistente, anzi onde efficentizzarlo.
=> Equo compenso anche all'amministratore di condominio. Da sogno a realta' ?
La loro attivita' , tra l'altro, e' ormai improntata a generare un valore aggiunto: si pensi, ad esempio, al clima di collaborazione con il Fisco al fine di disporre l'eliminazione diquei fenomeni diffusi di malcostume discendenti dall'evasione sui redditi fondiari (vedi registrazione dei contratti di locazione presso il registro del anagrafe condo'mini e accessibilita' dei dati di esso riconosciuta in favore dell'Amministrazione finanziaria). Ma gli esempi, potrebbero coninuare'¦
Probabilmente, anzi sicuramente, il meccanismo che accompagna la 'retromarcia' all'equo compenso ha natura, prima ancora che giudica, sociologica, nel senso che, ancora oggi, non si e' compreso appieno quale ruolo svolge chi amministra condomini, e in che modo tale attivita' , ove resa effettivamente corretta e meritevole, sia in grado, ove meglio strutturata, a migliorare le sorti delle nostre citta' e quindi del nostro paese.
Non ci resta che auspicare in un nuovo ripensamento'¦
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