Conviene diventare amministratori di condominio? E' la domanda che campeggia spesso nel nostro forum, ma è anche l'affermazione spesso usata da chi deve invogliare a seguire un corso di formazione iniziale.
Noi non vogliamo incentivare o disincentivare l'accesso a questa professione, allora non daremo risposta a questa domanda ma forniremo degli spunti di riflessione per provare a dare una mano per a capire l'attuale situazione e quindi a scegliere consapevolmente.
Partiamo dal dato numerico: quanti sono gli amministratori condominiali in Italia? Impossibile dirlo con certezza assoluta.
Di certo abbiamo solo dei dati elaborati nel 2006 da Anaci e Censis. In uno studio delle due associazioni si legge che in Italia ci sono:
• 41.000 professionisti per complessivi 328.000 condomìni amministrati (modello 770);
• di questi almeno 5.000 amministrano un solo condominio [...]' (2° rapporto Censis-Anaci, marzo 2006).
Tra questi, si suppone, vadano annoverati anche i professionisti di altri settori, quali geometri, ingegneri, avvocati, commercialisti, ecc. che spesso affiancano le due attività.
Ai così detti professionisti vanno aggiunti:
a) i così detti amministratori interni, ossia coloro che amministrano il condominio nel quale abitano o comunque nel quale sono proprietari di un'unità immobiliare;
b) i così detti amministratori dopo-lavoristi, ossia coloro che gestiscono compagini affiancando quest'attività ad un'altra principale di tipo subordinato.
Fornire un numero preciso è impossibile anche perché quella di amministratore condominiale non è una professione regolamentata e quindi non esistono ordini e/o collegi di riferimento.
Chi “spara” numeri lo fa, consapevolmente, senza poter dire che sono numeri certi.
Insomma non avere dati certi non aiuta a comprendere verso che cosa ci si sta indirizzando. Si sa, ad esempio, chi in Italia c'è un numero molto alto di avvocati: ciò fa sì che chi decide d'intraprendere quel percorso professionale sa già in partenza che incontrerà sicuramente delle difficoltà.
La concorrenza, almeno a sentire gli operatori del settore, è agguerritissima e spesso sleale. Ciò sembrerebbe far propendere per la presenza sul mercato di un numero notevole di concorrenti. Molto dicono che una buona maggioranza sono avventurieri del settore. Quando si è troppi, diceva qualcuno, “i troppi” sono sempre gli altri. Vale anche per gli scorretti ed i disonesti. Riteniamo che queste chiacchiere da bar lascino il tempo che trovano. Bisogna essere corretti perché esserlo vuol dire rispettare le regole di quel settore. Regole legislative che sono scritte e quelle deontologiche che non esistono e comunque non sono uguali per tutti in assenza di codici condivisi da tutti gli operatore del settore.
In questo contesto dal 18 giugno 2013 è bene ricordare chi intende esercitare l'attività di amministratore condominiale deve seguire un corso di formazione iniziale e poi quelli annuali di aggiornamento, obbligo quest'ultimo che riguarda già chi esercitava. Da queste incombenze vanno esenti solamente gli amministratori interni.
La formazione è importante nella misura in cui porta accrescimento delle competenze e mantenimento di idonei standard di preparazione. Non quando serve per far guadagnare chi vende il corso. È bene selezionare l'ente formatore sulla base della qualità del percorso formativo offerto e dei formatori che vi collaborano.
Capitolo compensi: non esistono tariffe di riferimento è chi ha cercato d'introdurle, nel corso degli anni, è stato bacchettato dall'antitrust.
C'è chi porta esempi di facili guadagni: ci sentiamo di poter dire che è meglio non dar retta. Come per ogni professione, anche per quella di amministratore il guadagno è frutto dell'impegno e del sacrificio e come per molti altri “mestieri” la soddisfazione economica spesso appare inferiore alla mole di lavoro svolto.
Acquisire un condominio, poi, non è cosa semplice: come ogni rapporto che va ad instaurarsi la fiducia è fondamentale. E questa la si acquisisce man mano che s'inizia ad operare sul mercato.
Quindi? Essere amministratore di condominio è una panacea o un inferno? Né l'uno, né l'altro, ma le conclusioni le deve trarre chi deve decidere se approcciarsi a questa professione.
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