Se ne e' parlato tanto, se ne sta parlando e forse se ne parlera' fino almeno alla costituzione di un albo. Garante Condominio ci offre ulteriori spunti di analisi sull'equita' del compenso e sulle eventuali conseguenze in caso di applicazione in ambito condominiale.
=> Equo compenso. Cosa pensano veramente gli amministratori di condominio?
Il compenso dell'amministratore che lavora nel condominio e' una materia oscura in cui sono intrappolati sia i professionisti che i fruitori, ''contraenti deboli'' del servizio.
Non si sa quale debba essere un equo compenso, sia da chiedere che da pagare. Non e' chiaro mai, a quanto sembra, a quali voci corrisponda questo compenso. Eppure l'annosa questione nuoce agli animi di entrambe le categorie.
L'autostima, volendone dare una sommaria definizione, e' la sintesi delle valutazioni del sè che un individuo ha ed in questa rientra anche la percezione della propria competenza e capacita' professionale. Il compenso professionale, d'altro canto, e' una somma che racchiude il valore che il professionista da al proprio lavoro. In entrambi i casi di tratta di un qualcosa che ha a che fare con il 'valore'.
=> Equo compenso anche all'amministratore di condominio. Da sogno a realta' ?
La psicologia riconosce questo aspetto comune e sottolinea come simbolicamente la somma che un professionista richiede per le proprie prestazioni sia una sintesi di cio' che il professionista pensa di se stesso, della propria preparazione e delle proprie competenze, in pratica sia un surrogato dell' autostima del professionista in quanto professionista.
Questo vale per tutte le professioni e proprio perchè la percezione del proprio valore puo' risentire di fattori piu' o meno inconsci che possono indurre il professionista a una ipervalutazione o ad una svalutazione delle proprie competenze.
E' anche per questo che esistono gli ordini professionali, organi superpartes che disciplinano e tutelano i professionisti sotto tutti gli aspetti: legali, professionali e talvolta anche economici.
In termini di compenso gli ordini professionali tutelano il professionista con dei tariffari,per eliminare alla base il problema della concorrenza sleale, arginando effetti di svalutazione o ipervalutazione dell'operato del singolo professionista.
Il minimo ed il massimo stabiliti dal tariffario offrono al professionista un 'confine' all'interno del quale questi possa posizionare la propria percezione di sè e del proprio valore professionale rispetto a quella singola prestazione, che anche e' definita chiaramente nel tabellario, per cui, mentre la percezione di sè varia da professionista a professionista i confini sono garantiti ed uguali per tutti.
=> Equo compenso per tutte le professioni intellettuali.
Questo e' vero per tutte le professioni che hanno un ordine professionale. Per le altre figure professionali che non hanno un ordine di riferimento ma si uniscono in associazioni di settore, che di fatto sono autogestite (rendendo i confini, delle competenze e dei compensi, labili), la legge stabilisce che, in merito alla parcella, il professionista proceda con il concetto dell'equo compenso (legge'¦.) che non si basa su alcun 'valore' o 'confine' di riferimento se non la discrezionalita' del professionista stesso;il quale, in quanto umano, puo' non avere una visione obiettiva, in senso positivo o negativo, della propria competenza professionale.
Quindi nel Caso dell'assenza di un ordine/albo che stabilisca griglie di compenso,ovvero un minimo e un massimo entro cui il professionista possa posizionare il proprio valore, quanto meno le cose si complicano; soprattutto all'interno di una societa' in piena crisi economica dove apparentemente le persone sembrano voler ottenere beni e servizi a basso costo piuttosto che qualificati e idonei.
Quest'ultimo e' il caso degli amministratori di condominio che svolgono un lavoro multidisciplinare riconosciuto al momento per lo piu' solo nelle associazioni di settore che pero' non danno garanzia e tutela come un albo professionale e che quotidianamente sono alle prese con la concorrenza sleale riguardante il compenso procapite.
Sebbene a livello legale sia sancita una prassi per la richiesta del compenso, in realta' l'assenza di griglie di riferimento del compenso sta dando vita a preventivi selvaggi che appaiono nell'immediato vantaggiosi per l'amministratore (acquisire il cliente) e per i condomini (ottenere un servizio a basso costo) ma che in termini pratici e anche in termini psichici si rivelano fallimentari e frustranti sulla lunga scadenza sia per l'amministratore che per il condomino.
Quando un professionista ed un cliente si incontrano e si accordano su un compenso non stanno facendo altro che entrare nell'ottica del marketing, poco importa che non si tratti di un oggetto per cui il professionista vende un servizio e il cliente lo acquista, comunque questo 'scambio' sottosta' a tutte le regole che sono alla base di ogni tipo di acquisto.
Quanto abbiamo detto dell'associazione tra autostima del professionista e definizione dell'onorario, testimonia che tramite l'onorario il professionista in pratica dichiara 'professionalmente questo io valgo', d'altro canto in termini simbolici anche il cliente ragiona nella stessa maniera, in quanto come ben hanno sottolineato gli studi sul marketing, per quanto possiamo essere tutti orientati al risparmio, in realta' , sempre, attribuiremo a cio' che acquistiamo un valore che si basa su quanto abbiamo pagato, e questo valore attribuito determinera' anche il nostro atteggiamento verso cio' che abbiamo acquistato!
Se acquistiamo qualcosa a basso costo, benchè questo qualcosa ci sia utile o ci piaccia particolarmente, la cura che ne avremo sara' a dir poco piu' distratta rispetto ad un bene simile acquistato a prezzo maggiore anche perchè entra in gioco l'intercambiabilita' per cui se qualcosa e' stato acquistato a basso costo, non sentiremo la necessita' di una particolare cura perchè valuteremo che quella somma si puo' investire nuovamente in un modo diverso.
Ragione per cui, nel caso dell'amministratore di condominio, se vedremo che le cose non vanno come ci aspettavamo saremo portati ad ''aggredire'' l'immagine dell'amministratore, a svalutarla e a sostituirlo.
Inoltre nel caso in cui cio' che abbiamo acquistato mostrasse difetti o mal funzionamenti sara' sempre al basso costo che saranno attribuiti questi ultimi e non ci prodigheremo per aggiustarlo o per capire come mai non funziona ma semplicemente lo sostituiremo con un altro oggetto simile a basso costo e cosa'¬ via, alimentando pero' un senso di frustrazione crescente che andra' a sostenere il sospetto verso il risparmio piuttosto che la sensazione di aver fatto un affare.
Nel caso del rapporto tra amministratore di condominio e condo'mini, andra' crescendo l'attenzione verso il rapporto prezzo/aspettativa piuttosto che la fiducia nella professionalita' e nella competenza dell'amministratore.
La conseguenza diretta di questo meccanismo che potremmo definire ''relazionale'' sta in questo: l'amministratore che entra nel nuovo condominio sa di dover offrire un preventivo quanto piu' concorrenziale possibile. Il focus quindi, e' sul costo e non sulla qualita' .
Di qui una concorrenza sleale che conduce i professionisti ad abbassare le soglie del proprio 'valore' ma che poi si vedono trattati come un oggetto di scarso valore esattamente come di fatto si sono presentati.
Entrando piu' nel merito la questione del compenso come dicevamo in apertura e' legata a doppia mandata alla percezione del proprio valore per cui se siamo 'costretti' a chiedere un compenso minore di quanto sentiamo di valere, inizialmente la cosa non ci pesera' ma in termini pratici sul lungo termine, come l'acquirente attribuira' uno scarso valore a cio' che ha acquistato anche l'amministratore iniziera' a percepirsi come scarsamente idoneo con nefaste ricadute sul benessere psicofisico e un pessimo ritorno dell'autostima.
=> Equo compenso. In arrivo gia' le prime modifiche
Lo stress che si puo' generare per l'amministratore e' paragonabile alla sindrome del burn out, ovvero, sul lungo termine, la percezione che il proprio operato non sia adeguatamente ricompensato, dove la ricompensa e' di fatto un riconoscimento dell'operato stesso, o meglio: '' ti attribuisco questa cifra, perchè questa cifra testimonia il valore del tuo lavoro, il valore del tuo tempo e in senso ampio il tuo valore''.
Un amministratore costretto ad abbassare il proprio onorario per rientrare nella concorrenza, pena non avere clienti, alla lunga sentira' che il proprio valore non e' riconosciuto e quindi iniziera' a sentirsi disinteressato, non piu' motivato, finendo di fatto per identificarsi con un professionista di scarso valore, a cui peseranno le proprie mansioni ordinarie e verranno considerate come un carico eccessivo le eventuali mansioni straordinarie.
Questi aspetti testimoniano come la positiva percezione iniziale si tramuti nel tempo in una esperienza a dir poco frustrante per tutti gli attori coinvolti che nel peggiore dei casi arrivera' alla rottura del legame professionale e alla 'sostituzione' dell'amministratore.
La psicologia, in quanto professione cosa'¬ detta di aiuto, si e' molto interrogata sul valore simbolico del compenso, in quanto sostanzialmente farsi pagare per 'aiutare' come minimo genera una contraddizione interna, per cui gia' a partire da Freud c'e' stata la necessita' di motivare al mondo ma a ben vedere anche a se stessi la percezione di un compenso per una attivita' che nell'immaginario comune e' un atto che va reso in maniera gratuita.
Ma quando si mette in campo una tecnica, anche nel caso di professioni di aiuto, lo stesso Freud sottolineava come il compenso fosse una misura tecnica imprescindibile che, sostanzialmente, determina l'esito stesso e la buona riuscita dell'azione professionale.
Il compenso sancisce una parita' tra fornitore ed acquirente che delimita diritti e doveri, quindi quanto piu' il compenso e' basso, tanto piu' si avvicina al concetto del dono che pero' fuoriesce da un'ottica di diritto o dovere e entra in una ottica di volontarieta' che pero' non si puo' imporre, per cui piu' il costo e' basso piu' inevitabilmente il fruitore si sentira' deresponsabilizzato.
Questo e' un esempio accostabile anche all'attivita' dell'amministratore di condominio che se per necessita' di un mercato selvaggio inevitabilmente abbassera' il proprio onorario in realta' vivra' una forte frustrazione gia' in partenza e questo si riflettera' su tutto il proprio operato determinandone l'esito che gia' in principio si preannuncia negativo in quanto basato su un senso di 'costrizione' di 'frustrazione' e di non riconoscimento del proprio valore.
L'amministratore costretto a dover chiedere un onorario ridotto rispetto a quanto sente valga il proprio operato sentira' a ragione di subire la sottrazione di un proprio diritto ponendolo in partenza in una condizione di ostilita' verso l'utenza, che al contempo, come evidenziato in precedenza, comunque attribuira' al professionista scarso valore posizionandosi in una condizione di diffidenza con la percezione di avere, sa'¬ un vantaggio dall'acquisire un servizio a basso costo, ma anche con la sensazione di dover stare maggiormente in allerta per scoprire tutti quegli elementi che possano trasformare questo 'vantaggio' in una 'fregatura' che, laddove si verifichi, sara' sempre e comunque attribuita al basso costo.
In estrema sintesi un elemento apparentemente banale come l'onorario che un professionista e quindi anche un amministratore richiede e' il suo biglietto da visita, testimonia la percezione che il professionista ha di sè, definisce i livelli della sua preparazione e del suo impegno e di fatto determina gli esiti stessi della relazione professionale proprio perchè l'onorario che l'amministratore richiede e' una diapositiva del suo senso di autostima, e proprio per il legame dell'onorario con l'autostima quanto piu' la concorrenza diventa sleale e quanto piu' gli onorari si abbassano, tanto piu' la professionalita' del singolo professionista diviene scadente, anche se non lo era in partenza, e quindi l'intera categoria professionale viene svalutata.
Dott.ssa Valeria Ria - psicologa
Dott.ssa Federica Riccardi - psicologa